Alla ricerca del mostro
Le acque del Loch Ness, a causa della torba in sospensione, assumono un colore marronastro e rendono impossibile la visione subacquea anche a pochi centimetri; un sub, per esempio, che si immerge nel lago non riesce neanche a vedersi le mani. Questa situazione ha impedito per anni una ricerca di Nessie in quello che si ritiene il suo ambiente naturale. Con l'avvento della tecnologia sonar e il perfezionamento della fotografia subacquea si è resa pian piano disponibile la possibilità di scovare una volta per tutte la leggendaria creatura acquatica che da sempre ha affascinato addetti ai lavori e non. Nel corso degli anni sono state investite ingenti somme e sono state utilizzate tecnologie sempre più sofisticate per mandare avanti l'epica ricerca e non certo senza risultati.
Il primo avvistamento subacqueo a mezzo sonar risale al 1954, quando un peschereccio, intento a solcare le acque del Loch Ness, rivelò con il suo ecogoniometro la presenza di un corpo sul fondo lungo una quindicina di metri. La forma tracciata della telescrivente ricordava quella di un rettile che pareva avere molte zampe ed un lungo collo.
Il 28 Agosto 1968 una squadra del dipartimento di ingegneria elettronica dell'università di Birminghan piazzò un sonar su un molo del lago, puntando gli strumenti verso sud-ovest. Dopo quattro giorni, alle ore 16,30, la cinepresa collegata agli strumenti si mise in azione, filmando per tredici minuti circa «un oggetto che saliva rapidamente dal fondo del lago, a 30 metri al minuto. Avvicinatosi al sonar, la sagoma scura ha improvvisamente cambiato direzione, rituffandosi nel lago».
Nel 1970, dopo quasi 40 anni di avvistamenti, il Loch Ness fu preso in considerazione da una spedizione ben attrezzata, composta da membri dell'Accademia di Scienze Applicate di Boston, in collaborazione con il British Lochness Investigation Bureau. Lo scopo del gruppo di studio era quello di trovare prove sull'esistenza di grandi oggetti in movimento nel lago. Con l'ausilio di nuove apparecchiature sonar ad alta frequenza con scansione laterale, progettate da Martin K. Lein (ingegnere specializzato in materiale subacqueo e presente in qualità di membro dell' Accademia), i ricercatori entrarono più volte in contatto con oggetti mobili non identificati, di varie grandezze. Alla fine di Ottobre, si ottenne una serie di contatti particolarmente nitidi da un molo situato nella Baia di Urquhart. Qualcosa di massiccio si muoveva nel raggio del sonar, non molto lontano dal molo. Poi, a intervalli successivi di 10 o 15 minuti, altri oggetti simili, ma più grandi, furono intercettati a distanze maggiori. Qualunque cosa fossero, quegli oggetti si muovevano apparentemente di propria iniziativa ed erano dalle 10 alle 50 volte più grandi dei normali pesci registrati dall'apparecchio.
Le uniche foto subacquee conosciute che dovrebbero ritrarre Nessie furono ottenute da Robert Rines, in collaborazione con l'Accademia delle scienze Applicate, nell'arco di tempo che va dal 1972 al 1975.
La notte tra il 7 e l'8 agosto del 1972 , Rines, aiutato da alcuni membri del LNIB, sistemò due imbarcazioni nella baia di Urquarth, non lontano da Temple Pier. La prima barca, la Narwhal, era equipaggiata con un sonar che avrebbe dovuto individuare tutti i corpi in movimento identificabili come Nessie. Sulla seconda barca, la Nan, era installata una macchina fotografica che avrebbe dovuto immortalare gli oggetti rilevati dal sonar. Le imbarcazioni erano poste a 36 metri di distanza ed il sonar e l'apparecchiatura fotografica immersi ad una profondità di 13 metri. La pellicola venne sviluppata il giorno seguente e su un totale di circa 2000 fotogrammi impressi, 3 mostravano "qualcosa", due fotogrammi adiacenti ed un terzo, posizionato 3 minuti dopo, mostravano "oggetti" vaghi e poco chiari. Per migliorare la qualità delle immagini si ricorse all'elaborazione digitale tramite un computer del JPL. Secondo Rines i risultati di questa tecnica furono queste immagini di una pinna a forma di diamante apparentemente unite ad un corpo. Non solo, le pinne, ritratte in posizioni differenti, starebbero ad indicare un movimento.
In base ai calcoli, considerando il fatto che le presunte pinne erano a fuoco, la loro grandezza doveva essere di almeno 1,2 metri. L'ultimo fotogramma sviluppato mostrava qualcosa di assolutamente indefinibile, che Rines identificò come "due corpi".
Nel luglio 1975 Rines, assistito dal personale del LNIB, posizionò il sonar e l'attrezzatura fotografica in un'area a sud-est di Temple Pier, non lontano dalla riva, ad una profondità dichiarata di 25 metri. Questa volta la camera e la luce stroboscopica erano collegati al sonar in modo tale da scattare fotografie solo nel caso in cui il sonar avesse captato la presenza di un corpo non inferiore a 1,5 metri e distante meno di 12 metri. Come nel 1972 l'apparato fu immerso in acqua a 12 metri di profondità, ma questa volta con la macchina fotografica e lo stroboscopio separati verticalmente di 1,5 metri e con la camera posta al di sotto di quest'ultimo. Le immagini riprese con questo sistema sono in totale 5, di cui tre di difficile interpretazione. Le restanti due sono invece passate alla storia perché dovrebbero mostrare il dorso e il collo di Nessie e la sua testa.
Dal 19 al 20 Agosto 1975 l' Accademia di Scienze Applicate ottenne nuovi ed ulteriori prove fotografiche. Secondo Alan Gilliepsie, del California Institute of Technology's Jet Propulsion Laboratory, che eseguì al computer l'esame fotografico : «[...]una delle immagini presenta un corpo con un lungo collo e due tozze appendici [...]. Il secondo fotogramma sembra mostrare un collo ed una testa, con la testa più vicina del corpo alla macchina fotografica[...] il collo è reticolato, sulla testa vi sono delle protuberanze [...]personalmente non vedo nessuna prova che dimostri che queste fotografie si riferiscano ad un modellino, o a in giocattolo o a qualsiasi altra cosa. Ripeto: non rilevo nessuna prova d'inganno. Questi oggetti non sono configurazioni di alghe, sedimenti o bolle di gas».
Nel 1976 fu tentato un altro ingegnoso esperimento dalla National Geographic Society, che organizzò una spedizione avvalendosi di un ecogoniometro capace di riprodurre il rumore simulato di un pesce ferito: secondo gli esperti l'effetto avrebbe dovuto essere quello di attirare il famigerato mostro. Provato al largo della Florida, questa esca aveva attratto a sé una moltitudine di squali lontani anche miglia di distanza, fatto sta che Nessie, nel corso di un'intera estate, rifiutò categoricamente di farsi vedere.
Nell'estate del 1977 Adrian Shine solcò le acque del lago a bordo di un laboratorio acquatico da lui stesso progettato, captando segnali "di una forza straordinaria". Dieci anni dopo decise di ritentare l'ardua impresa, questa volta con l'aiuto di una vera e propria miniflotta equipaggiata con sonar sofisticatissimi. L'operazione, del costo di oltre due miliardi di lire, venne seguita da oltre 300 giornalisti provenienti da ogni parte del mondo. Battezzata Deep Scan, scandaglio profondo, avrebbe trovato inequivocabili segni di una presenza subacquea nel lago. Il 13 ottobre uno dei partecipanti, dopo aver captato un ennesimo segnale, dichiarò : «E' il segnale più forte e più chiaro mai registrato. I nostri strumenti hanno rilevato un contorno molto forte nella parte sud del lago, a 170 metri di profondità. Sembrerebbe trattarsi di un corpo allungato, di dimensioni notevoli...».
Il 22 novembre 1995 Bill Bulton, pilota del sottomarino Taurus, assieme a quattro colleghi, udì una specie di rimbombante "grugnito" a 135 metri dalla superficie.
Fonte:
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