Le probabilità di un contatto
Il giorno 8 aprile 1960, alle ore quattro del mattino, Frank Drake, assieme all’astrofisico Otto Struve, puntò il radiotelescopio da 42 metri di Green Bank (Virginia, USA), verso le stelle Tau Ceti e Ipsilon Eridani, che distano dalla Terra circa 11 anni luce. Fu il primo tentativo, nella storia dell’umanità, di tentare il contatto con altre civiltà al di fuori del pianeta Terra e di captarne la presenza per mezzo di un segnale radio.
L’esperimento durò in totale due settimane e, se si eccettua un falso allarme dovuto ad un segnale di provenienza terrestre, non portò a risultato alcuno. Tuttavia, l’anno seguente, in occasione dell’annuale meeting informativo presso l’Osservatorio Radio Astronomico della West Virginia (si ricordino le grandi parabole del film Contact, per farsi un’idea), il già citato radioastronomo Frank Drake comunica ad un attonito pubblico di scienziati e studiosi di aver elaborato un’equazione matematica in grado di calcolare con buona approssimazione il numero di civiltà intelligenti che potrebbero vivere nella nostra galassia, partendo dal numero di stelle effettivamente esistenti (o, meglio, numerabili) e considerando alcuni coefficienti correttivi.
Ecco l’equazione:
N = N* · fp · ne · fl · fi · fc · L
Forniamo qui il significato delle variabili della funzione di cui sopra:
- N rappresenta il numero di civiltà che si presume siano presenti nella galassia
- N* rappresenta il numero di stelle della nostra galassia, stimato dell’ordine dei 100 miliardi di stelle più o meno simili al nostro Sole
- fp è la frazione di stelle che possiedono attorno a sé dei sistemi di pianeti
- ne ( oppure, nella dizione italiana, nt) è la frazione di questi pianeti che presentano condizioni favorevoli alla vita biologica simili a quelle terrestri
- fl è la frazione rappresentante quei pianeti in cui la vita effettivamente evolve
- fi è la frazione di fl in cui si evolvono forme di vita intelligenti
- fc è la frazione di fi rappresentante le forme di vita intelligenti in grado di comunicare
- L rappresenta il tempo di vita (ossia la durata) di una civiltà che comunica: nello specifico, detto parametro indica la durata del tempo in cui le civiltà in grado di comunicare sono in grado di trasmettere segnali nello spazio.
A dispetto dell’apparente complessità, la formula risulta essere chiara da comprendere. Stando a stime recenti, nella nostra galassia vi sarebbero circa 100 miliardi di stelle, delle quali solo il 30 % ospiterebbe un sistema di pianeti vicino. Di questi 30 miliardi circa di stelle idonee, se soltanto uno su dieci possedesse un sistema solare, il numero sarebbe ridotto al valore di tre miliardi. Si ipotizzi che soltanto uno su dieci abbia un pianeta simile alla Terra: si arriva in tal modo al valore di 300 milioni. Se solo uno su dieci di questi ospitasse poi la vita, si scende a 30 milioni, e se soltanto uno ogni dieci tra questi possedesse forme di vita intelligente, il numero di pianeti scenderebbe a 3 milioni.
Un ultimo passaggio manca al nostro calcolo: gli alieni devono avere uno sviluppo tecnologico come minimo uguale al nostro. Riducendo ancora di dieci volte, si raggiunge il valore di 300 mila pianeti abitati; naturalmente, tutti questi valori devono essere presi in considerazione con buona approssimazione. In particolar modo, in relazione alla variabile L, sorge una questione non di poco conto: per ogni pianeta che può eventualmente ospitare forme di vita, per quale intervallo di tempo della vita del pianeta detta forma di civiltà può sopravvivere?
Alberto Rossignoli
Bibliografia:
- Antonio Chiumiento, Ho le prove. La verità sulla presenza degli alieni, Edizioni Biblioteca dell’Immagine, Pordenone, settembre 2004;
- http://www.seti.org/seti/seti-science/ ;
- http://www.activemind.com/Mysterious/Topics/SETI/drake_equation.html ;
- http://www.cielosur.com/hay-alguien-alli.php (iconografia)
Fonte:
www.inspiegabile.com